Negli ultimi anni il fenomeno degli uffici improvvisati nei bar, noto come cagongjok, è cresciuto in Corea del Sud, spinto dal boom del lavoro da remoto e dalla scarsità di spazi ufficio accessibili a Seul. Starbucks, con oltre 2050 punti vendita in Corea, ha quindi deciso di vietare l'ingresso di dispositivi pesanti come computer fissi e stampanti, mantenendo però l'accesso per laptop e dispositivi più piccoli. L'obiettivo è ristabilire il ruolo del bar come spazio sociale e non come ufficio permanente, ma la decisione ha suscitato reazioni contrastanti tra i clienti e gli osservatori.
L'ascesa del fenomeno cagongjok
Il fenomeno degli uffici improvvisati nei bar, noto come "cagongjok", ha visto un'impennata significativa in Corea del Sud. Questo termine, che deriva dalla combinazione delle parole coreane per caffè ("ca"), studio ("gong"), e tribù ("jok"), descrive una tendenza crescente dove individui utilizzano le caffetterie come spazi di lavoro per periodi prolungati. La pandemia di COVID-19 ha accelerato questa pratica, con molti lavoratori che si sono abituati a svolgere le proprie attività da remoto. Tuttavia, il ritorno parziale alla normalità non ha fermato il fenomeno, intensificato anche dalla scarsità di spazi ufficio a Seoul, dove i canoni di affitto sono in continua crescita. Secondo i dati di CBRE, la disponibilità di uffici a Seoul è rimasta bassa, con un tasso di vacanza di appena il 2,6% nell'ultimo trimestre, mentre i prezzi degli affitti sono aumentati dell'1,5% rispetto al trimestre precedente. Questo contesto ha incentivato molti a stabilirsi in caffetterie per continuare il loro lavoro.
La risposta di Starbucks Corea
Starbucks, una delle catene di caffè più grandi del mondo, con oltre 2050 punti vendita in Corea del Sud, ha deciso di affrontare la situazione implementando una nuova politica che vieta l'ingresso di apparecchiature ingombranti come computer desktop, stampanti e divisori da scrivania. L'obiettivo principale è quello di mantenere le caffetterie come "terzi spazi" - luoghi di ritrovo tra casa e lavoro - e impedire che vengano monopolizzati da chi le usa come uffici personali. Secondo quanto riportato, Starbucks Corea ha iniziato a esporre avvisi in tutti i suoi negozi, invitando i clienti a limitare l'uso di attrezzature che potrebbero occupare troppo spazio e a non lasciare effetti personali incustoditi per lunghi periodi. L'azienda vuole garantire un ambiente confortevole e accessibile per tutti i suoi clienti, senza tempo limite imposto per la permanenza ma con un focus sull'uso responsabile dello spazio condiviso.
Reazioni e implicazioni della nuova politica
La nuova politica di Starbucks Corea ha suscitato reazioni miste tra i clienti e gli osservatori. Da un lato, c'è chi apprezza l'iniziativa, ritenendola necessaria per preservare l'ambiente sociale delle caffetterie, che rischiava di trasformarsi in un'estensione degli uffici. Alcuni clienti hanno espresso gratitudine per la possibilità di continuare a lavorare o studiare nei locali, purché si rispettino le nuove regole sugli ingombri. D'altro canto, ci sono quelli che vedono la misura come una perdita di un rifugio economico e flessibile per i lavoratori e gli studenti. La pratica del "cagongjok" è profondamente radicata nella cultura coreana, dove le caffetterie sono tradizionalmente luoghi di incontro e discussione. L'incontro di queste due esigenze opposte solleva questioni su come le città moderne stiano affrontando il cambiamento delle dinamiche lavorative e sociali, spingendo al contempo aziende e urbanisti a ripensare alla gestione degli spazi pubblici.
Il futuro delle caffetterie come spazi di lavoro
La decisione di Starbucks Corea potrebbe avere ripercussioni anche a livello globale, influenzando altre catene di caffetterie in paesi dove il fenomeno del lavoro da remoto è sempre più diffuso. Questa politica potrebbe spingere altre aziende a regolamentare l'uso delle attrezzature nei propri locali, bilanciando l'accesso al lavoro da remoto con la necessità di mantenere un'atmosfera accogliente per tutti i clienti. Inoltre, la situazione potrebbe incentivare la domanda di spazi di coworking più accessibili ed economici, rispondendo così alle esigenze dei "cagongjok" che cercano luoghi di lavoro al di fuori delle caffetterie tradizionali. Starbucks, infatti, non ha imposto limiti di tempo per la permanenza nei locali, concentrando la propria attenzione sul tipo di attrezzatura consentita. In definitiva, questa situazione riflette un cambiamento nelle abitudini lavorative urbane, dove le caffetterie potrebbero evolvere in spazi ibridi che combinano relax, lavoro e interazione sociale.