Fen1, la proteina che potrebbe rivoluzionare la lotta contro la resistenza ai farmaci antitumorali

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Un nuovo studio della Metropolitan University di Tokyo evidenzia il potenziale della proteina Fen1 nel contrastare la resistenza delle cellule tumorali ai farmaci antitumorali, aprendo la strada a nuove terapie più efficaci.

La ricerca si concentra sulla proteina Fen1, coinvolta nella riparazione del DNA, e sulla sua capacità di rendere le cellule tumorali più sensibili ai nucleosidici a terminazione di catena (CTNA), usati da decenni in trattamenti antivirali e antitumorali. Gli esperimenti condotti su cellule geneticamente modificate mostrano che la soppressione di Fen1 aumenta la tossicità di questi farmaci sulle cellule malate, suggerendo nuove strategie per superare la tolleranza e migliorare l'efficacia dei trattamenti. Il team punta ora a studiare il meccanismo anche nelle cellule umane per sviluppare cure più mirate e durature.

Il ruolo cruciale di Fen1 nella resistenza ai farmaci

Fen1 è una proteina di riparazione del DNA che gioca un ruolo chiave nella risposta delle cellule tumorali ai farmaci antitumorali. Un recente studio condotto dalla Tokyo Metropolitan University ha messo in luce come la soppressione di Fen1 possa aumentare significativamente la tossicità di farmaci come l'alovudine nelle cellule tumorali. Alovudine appartiene ai nucleosidici a terminazione di catena (CTNA), noti per il loro utilizzo negli ultimi decenni in trattamenti antivirali e oncologici. Questi farmaci agiscono legando il DNA durante la replicazione, un processo particolarmente accentuato nelle cellule cancerose che, di conseguenza, assorbono una maggiore quantità di farmaco. Tuttavia, alcune cellule sviluppano resistenza, limitando l'efficacia del trattamento.

Meccanismi cellulari e prospettive terapeutiche

Gli esperimenti su cellule di pollo geneticamente modificate hanno rivelato che la soppressione di Fen1 determina una maggiore sensibilità alla tossicità dei CTNA. Senza Fen1, le cellule mostrano lunghe estensioni di DNA non replicato, che il farmaco sfrutta per interrompere la replicazione. Inoltre, l'accumulo della proteina 53BP1 attorno a queste "flap" impedisce ulteriori meccanismi di riparazione del DNA, rendendo ancora più efficace l'azione del farmaco. Parallelamente, si è riscontrato che l'interazione con BRCA1, una proteina coinvolta nella ricombinazione omologa, gioca un ruolo secondario ma significativo nel modulare la tolleranza al farmaco.

Sviluppi futuri e applicazioni cliniche

Il team di ricerca sta ora cercando di trasferire queste scoperte alle cellule umane, con l'obiettivo di migliorare i trattamenti antitumorali. Capire come Fen1 influenzi la tolleranza ai CTNA può non solo portare a nuovi trattamenti promettenti, ma anche permettere di identificare più efficacemente le cellule cancerose attraverso biomarcatori specifici. La ricerca è supportata da prestigiosi enti come la JSPS KAKENHI e la Takeda Science Foundation, sottolineando l'importanza e il potenziale impatto di questi studi. Il prossimo passo sarà verificare l'efficacia di queste strategie su tumori solidi umani, aprendo la strada a terapie più mirate e personalizzate.
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